Meno petrolio più energia pulita
Le grandi compagnie petrolifere scommettono su un futuro senza combustibili fossili.
A partire da BP, British Petroleum,che ha acquisito il 50% di Equinor, società norvegese che costruisce centrali eoliche offshore, investendo un miliardo di dollari.
L’obiettivo di BP è quello di incrementare la sua capacità eolica da 2,5 a 50 gigawatt entro il 2030.
Anche l’italiana Eni sta investendo nella ricerca delle rinnovabili per la produzione di energia pulita.
Questa corsa alla riconversione delle Big Oil, in parte è stata causata dal crollo dei titoli petroliferi nelle borse mondiali dovuto al lockdown e alla pandemia.
Il crollo della domanda di combustibili fossili, ha costretto le compagnie a “parcheggiare” intere flotte di superpetroliere cariche di greggio in attesa della ripresa.
Titoli petroliferi in declino
Le Big Oil, tra cui Exxon Mobil, fino al 2011 dominavano incontrastate i listini delle borse mondiali, ma l’inversione di tendenza dei mercati, riguardo gli investimenti nei combustibili fossili, gli ha fatto bruciare 700 miliardi di dollari del loro valore nel solo 2019.
I grandi investitori istituzionali stanno dirottando i loro soldi sulle energie alternative e rinnovabili che siano a minore impatto ambientale.
Lo dimostra ad esempio il caso NexEra, colosso nella produzione di energia elettrica da fotovoltaico ed eolico, ha superato la capitalizzazione di Exxon Mobil.
Investire nella Green Economy
I cambiamenti climatici impattano negativamente sull’economia locale e globale, ma aprono nuove prospettive di investimento.
Nei prossimi anni ci si aspetta un boom negli investimenti green, socialmente responsabili e incentrati sul rispetto dell’ambiente.
Secondo il Business and Finance Outlook dell’OCSE, l’Unione Europea è in testa alla classifica dei paesi che fanno investimenti sostenibili, con circa 14mila miliardi di dollari, seguita dagli Stati Uniti con 12mila miliardi di dollari.
A livello globale, alla fine del 2019 le attività detenute in fondi sostenibili erano pari a quasi mille miliardi di dollari: il 75% di questi era detenuto da investitori istituzionali e il restante 25% da investitori retail.
Sempre secondo l’OCSE, gli investimenti “green” hanno risposto meglio allo “scossone” dei mercati dovuto al Covid, rispetto agli investimenti finanziari tradizionali.