Recentemente una start up italiana ha trovato il modo di trasformare la CO2 in un’arma contro il riscaldamento globale.

Nonostante il nostro obiettivo sia quello di liberare l’atmosfera dall’anidride carbonica, talvolta la CO2 può tornare utile. Scopriamo in che modo.

L’azienda Energy Dome ha lanciato il suo primo impianto di batterie a CO2 in Sardegna ed è entrato nella fase di ridimensionamento commerciale.

 

Il ruolo della CO2 nel progetto

L’azienda ha sviluppato un metodo di accumulo senza emissioni, che immagazzina l’energia generata dal sole e dal vento. Ma in che modo?

Ebbene la CO2 svolge un ruolo utile nel processo in quanto aiuta nel processo di accumulo di energia elettrica da fonti di energia rinnovabile, quando viene convertita da gas a liquido.

La tecnologia di immagazzinaggio potrebbe rivelarsi un punto di svolta nel modo in cui vengono utilizzati l’energia solare ed eolica. Questo perché sono fonti di energia variabili che sono generate solo in presenza di sole o vento.

Stando alle dichiarazioni di Claudio Spadacini, fondatore e CEO di Energy Dome, “il problema con le energie rinnovabili è che le fonti di energia sono molto pulite, ma sono anche intermittenti e non possono essere inviate”. Aggiungendo che “la tecnologia mancante per rendere l’energia rinnovabile funzionante 24 ore su 24, è una tecnologia in grado di immagazzinare l’energia solare quando il sole splende e quando soffia il vento. Pertanto utilizzabile anche quando il sole non c’è”.

 

Come funziona l’impianto?

L’impianto è in grado di immagazzinare energia utilizzando pressione e calore, un metodo mai usato prima d’ora.

Il gas CO2 viene da prima immagazzinato in una grande cupola sigillata.

Quando l’energia viene immessa nel sistema, spinge il gas attraverso un compressore per condensarlo in liquido, mentre il calore di questa compressione viene catturato e immagazzinato per essere riutilizzato in seguito.

In che modo si genera energia? Il calore accumulato viene usato per evaporare nuovamente la CO2 liquida e la sua espansione aziona una turbina che genera energia. La CO2 liquida quindi si trasforma in gas e ritorna dentro la cupola.

Anche se non sembra il metodo necessita solo di acciaio, CO2 e acqua. Il sistema a circuito chiuso in più non genera emissioni. Tale sistema è progettato per durare circa 30 anni.

Parliamo dunque di una batteria a CO2 completamente sostenibile e riciclabile.

“Usiamo solo l’acciaio per produrre la batteria a CO₂ e utilizziamo l’acqua solo una volta per riempire il nostro serbatoio dell’acqua. Non utilizziamo acqua durante il funzionamento della batteria CO₂. Utilizziamo solo una piccola quantità di CO₂ per caricare la batteria all’inizio senza alcun consumo di CO₂ durante il funzionamento”, quanto spiegato da Spadacini.

 

I vantaggi del progetto

Uno dei vantaggi di questa tecnologia è il fatto che non si basa su batterie agli ioni di litio. Usate solitamente per l’accumulo di energia. Il processo inoltre non usa minerali di terre rare come il cobalto.

Secondo Spadacini “essere indipendenti da minerali e materiali rari è un grande vantaggio anche dal punto di vista della sicurezza energetica, ma anche in termini di stabilità geopolitica”.

Il fondatore ha affermato che i primi impianti di accumulo su vasta scala di Energy Dome dovrebbero costare poco meno di € 180 per kilowattora, che è anche circa la metà del prezzo di un sistema di accumulo di energia agli ioni di litio.

La Sardegna è il luogo perfetto per ospitare l’impianto da 20MW-200MWh, un connubio di sole e vento.

In questo modo la Sardegna diventerebbe la prima isola europea ad essere verde.

L’azienda si sta preparando ad implementare il suo primo impianto su larga scala entro la fine del prossimo anno.