In Italia arriva l’asfalto che ricarica le auto elettriche, mentre sono in viaggio.
Ebbene sì, stiamo parlando dell’autostrada A35 BrebeMi, luogo dove si è svolto il 23 giugno il test della nuova tecnologia. La presentazione si è svolta a Chiari in presenza del presidente di A35 BrebeMi Francesco Bettoni e dei partner, che partecipano al programma.
La tecnologia in questione è la Dynamic wireless power transfer (Dwpt), in grado di assicurare la ricarica ad induzione per le auto elettriche. Ma come funziona?
Grazie ad un sistema di spire, posizionate sotto l’asfalto, viene trasferita direttamente l’energia necessaria ai mezzi in transito. Le auto elettriche in questo modo si ricaricano viaggiando su corsie dedicate.
Ricarica wireless tramite asfalto
I veicoli elettrici, attraverso la ricarica ad induzione, possono fare rifornimenti senza fili durante la sosta, ma anche in movimento.
I cavi vengono in questo modo eliminati, riducendo il volume delle batterie presenti nei veicoli, aumentandone la vita media. In questo modo si evitano anche i picchi di ricarica, così come aumenta la durata tra una ricarica e l’altra.
Il progetto prevede un anello di asfalto di circa mille metri, alimentato con una potenza elettrica di 1 MW. L’anello prende il nome di ” Arena del Futuro”.
Quali sono però le componenti alla base di questo progetto?
La pavimentazione stradale sviluppata da Mapel per Arena del Futuro si basa su 4 elementi, scopriamoli insieme.
La pavimentazione stradale
Un primo elemento alla base di questo progetto è il betoncino per emettitori ad induzione che protegge le spire. È formato da materiali a bassa interferenza con campi magnetici, che aderisce con la membrana bituminosa di collegamento.
Questa membrana bituminosa modificata è usata per ottenere un buon collegamento con gli strati di asfalto posizionati sopra le spire. Questo previene un’eventuale propagazione di fessurazioni e garantisce impermeabilità.
Un terzo elemento è il betoncino da trincea, il quale contiene polimeri per allettare i cablaggi e le centraline, che collegano le managment units alle spire.
Infine all’interno del bitume troviamo additivi chimici Mapei. Il bitume è stato utilizzato in tutti gli strati sovrastanti le spire. Questo per facilitare la posa del conglomerato bituminoso e per prolungarne la vita, quando sottoposto ad intensi campi magnetici.
L’amministratore delegato Mapei, Marco Squinzi si è mostrato da subito soddisfatto della partecipazione al progetto. Due infatti sono i valori che fanno parte della loro identità aziendale: sostenibilità e innovazione, alla base anche del progetto. Mapei ha avuto un ruolo importante, quello di sviluppare una tecnologia innovativa, che rendesse gli strati della pavimentazione stradale più durevoli e compatibili alla presenza di campi magnetici localizzati.
Si tratta di un progetto che vede la collaborazione tra Abb, Electreon, Iveco, Iveco Bus, Mapei, Pizzarotti, Politecnico di Milano, Prysmian, Stellantis, Tim, Fiamm energy technology, Università Roma Tre, Università di Parma, Vigili del Fuoco e ministero dell’Interno – Polizia Stradale.
Parliamo di una soluzione che sarebbe una vera e propria svolta nel mondo della mobilità a zero emissioni. Potrebbe inoltre contribuire in maniera decisiva a convincere sempre più automobilisti a passare alle vetture a zero emissioni.