Roberto Cingolani, dal 2019 Responsabile tecnologia e innovazione di Leonardo, è stato scelto dal governo Draghi per il ruolo di Ministro della Transizione Ecologica.
Il nuovo dicastero accorperà anche le competenze energetiche ora al Ministero dello Sviluppo Economico.
Il neo ministro avrà anche il compito di presiedere il comitato interministeriale per il coordinamento della transizione ecologica.
Sarà colui che dovrà prendere le decisioni concernenti l’utilizzo delle risorse green previste dal Recovery Plan.
Nella sua rubrica su Green&Blue, canale del gruppo Gedi, Roberto Cingolani ha scritto una lettera di commiato dai suoi lettori descrivendo la sua “agenda per un Paese verde”.
Ecco le idee e proposte per l’ambiente evidenziate da Cingolani.
La transizione verso fonti rinnovabili è necessaria
Negli ultimi decenni, il fabbisogno globale di energia è cresciuto in maniera esponenziale, fino a superare i 160.000 TeraWattora.
Circa l’84% di questa energia viene ancora oggi prodotta da combustili fossili mentre l’11% è rappresentato dalle energie rinnovabili e il nucleare il 4%.
La dipendenza dai combustibili fossili porta ogni anno all’emissione di quasi 40 miliardi di tonnellate di CO2 nell’atmosfera.
Il ministro Cingolani scrive: “Alcuni progressi sulla strada della decarbonizzazione sono stati fatti nell’ambito dell’energia elettrica. Il 36% dell’elettricità mondiale è prodotta da fonti di energia a basse emissioni di carbonio, come l’eolico, il solare ma soprattutto l’idroelettrico(15%) e il nucleare(10%). L’elettricità, tuttavia, non rappresenta che una frazione del fabbisogno, che continua a essere in gran parte soddisfatto dai combustibili fossili, soprattutto nel settore dei trasporti e del riscaldamento. Le fonti energetiche a basse emissioni di carbonio rappresentano più di un terzo dell’elettricità globale, ma meno della metà di quella cifra in termini di energia complessiva. (…) La finestra di opportunità per intervenire si sta riducendo: per riavvolgere il nastro è necessario cominciare una transizione verso fonti rinnovabili. Più aspetteremo, maggiore sarà il colpo di frusta della frenata”.
Eppure in passato, il neo ministro della Transizione ecologica aveva espresso delle perplessità sulle rinnovabili.
“Le rinnovabili sono le energie meno impattanti ma bisogna fare investimenti e non risolvono tutti i problemi, soprattutto non sono utilizzabili in maniera continua come vogliamo e dove vogliamo”, aveva evidenziato Roberto Cingolani.
Innovazione tecnologica a sostegno dell’ambiente
La tecnologia non è nemica dell’ambiente, anzi l’innovazione tecnologica è considerata dal ministro come “la strada maestra” per risolvere i problemi, che i sistemi economici e le tecnologie del passato hanno creato nell’ambiente.
In audizione alla Camera nell’ambito dell’esame del Pnrr nei giorni scorsi, Cingolani come Responsabile tecnologia e innovazione di Leonardo ha delineato il suo programma per l’innovazione.
Ha individuato i pilastri per una digitalizzazione sicura e green del nostro paese, tra questi: cloud computing, intelligenza artificiale, cybersecurity e digital manufacturing.
Illustrando alla Camera il programma di Leonardo per far diventare l’Italia una smart country in 10 anni, Cingolani ha detto: “Il digitale non è sostenibile. Con il digitale produciamo il 4% della CO2 (il doppio delle emissioni prodotte dal traffico aereo). Per questo è necessaria un’idea di sobrietà digitale. Soprattutto ora che con il Green New Deal europeo ci sono mille miliardi per progetti innovativi si può guardare alla digital sustainability ”.
Digitalizzazione per rilanciare il paese
Il rilancio del paese passa attraverso la digitalizzazione e la formazione al cambiamento.
Per avviare i grandi progetti che renderanno l’Italia digitale servirà innanzitutto creare le infrastrutture digitali necessarie dal super-calcolo al cloud, dal 5G alla cyber-security.
Sarà necessario lanciare programmi innovativi, come la digitalizzazione della pubblica amministrazione o la sorveglianza delle infrastrutture (edifici, ponti o beni culturali). Integrando quindi le reti di sensori, telecamere e satelliti e sfruttando la grande quantità di dati per verificare, ad esempio, lo stato di erosione delle coste o le condizioni dei siti archeologici.
Riusciremo a rimanere al passo del progresso tecnologico?
Il ministro della Transizione Ecologica si pone un interrogativo sull’intelligenza artificiale: “Lo sviluppo della cibernetica e di supercomputer sempre più performanti raddoppia la capacità computazionale dell’intelligenza globale degli esseri umani: alla biologia del cervello umano si sommano oggi i circuiti in silicio dell’Intelligenza Artificiale”.
Secondo Cingolani, pertanto, “la vera domanda è se sapremo stare al passo con questi sviluppi: diventa sempre più difficile, per la società, metabolizzare gli shock di un futuro che incalza, mentre la stabilità del nostro ecosistema è compromessa dalle risorse sempre più ingenti richieste dallo sviluppo. Di questo passo, tra poco più di cento anni, l’homo Sapiens potrebbe arrivare ai pianeti esterni, oltre il Sistema Solare. Speriamo solo di non aver esaurito il nostro prima”.