Il cambiamento climatico non porta solo caldo estremo, ma anche nuove forme di disuguaglianza. Una di queste è la cooling poverty, la povertà di raffrescamento, che colpisce milioni di famiglie in tutto il mondo.

Cos’è la cooling poverty

Con l’aumento delle temperature estive, rinfrescarsi non è più un diritto garantito per tutti. La cooling poverty indica la difficoltà delle famiglie a basso reddito nell’accedere a sistemi di raffrescamento come i condizionatori, a causa dei costi elevati dell’energia. Se per i nuclei ad alto reddito il raffreddamento pesa poco sul bilancio familiare, per quelli con minori disponibilità economiche può arrivare a incidere fino all’8% delle spese. Ciò significa che milioni di persone devono scegliere se destinare risorse ad altri beni essenziali o al proprio benessere termico. La cooling poverty rappresenta quindi una nuova forma di povertà energetica che rischia di aggravarsi con l’avanzare della crisi climatica.

Un problema globale in crescita

Secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia, entro il 2050 nel mondo saranno installati oltre 5,6 miliardi di impianti di raffreddamento, quasi il doppio rispetto a oggi. Tuttavia, non tutti avranno le stesse possibilità di accesso: nei Paesi in via di sviluppo la diffusione sarà molto più bassa e i costi energetici più gravosi, contribuendo così ad alimentare la cooling poverty. Non solo: i condizionatori comportano un aumento medio del 36% dei consumi domestici di elettricità, con pesanti conseguenze sulle emissioni di CO2 e sulle reti elettriche, già oggi spesso sotto pressione. In questo scenario, la cooling poverty rischia di diventare non solo un problema sociale ma anche un ostacolo alle politiche climatiche globali, ampliando ulteriormente le disuguaglianze tra Paesi ricchi e poveri.

Il solare come possibile soluzione

Una via d’uscita per ridurre la cooling poverty esiste, ed è rappresentata dall’energia solare. Gli studi dimostrano che nelle aree ad alta produzione fotovoltaica i consumi elettrici legati al raffrescamento si riducono fino al 25%, dimostrando come il solare possa incidere direttamente sul problema. Il fotovoltaico, infatti, produce energia proprio nelle ore più calde della giornata, quando aumenta la richiesta di condizionamento, e questo lo rende la fonte più adatta a supportare la transizione verso un raffrescamento più sostenibile. Accanto a soluzioni come tetti verdi, materiali isolanti e sistemi di raffrescamento passivo, l’energia solare può diventare un alleato fondamentale per contrastare la cooling poverty e garantire comfort termico senza compromettere né il bilancio delle famiglie né la salute del pianeta.