Secondo l’Electricity Market Report del Politecnico di Milano pubblicato a Dicembre 2020, entro il 2025 potrebbero essere circa un milione le utenze residenziali che formeranno delle comunità energetiche.
Infatti a partire dal 16 Settembre in Italia è possibile sviluppare comunità energetiche rinnovabili indipendenti, grazie al decreto attuativo firmato dal Ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli.

Il decreto permette la cosiddetta “generazione distribuita” di energia, favorendo la transizione energetica ed ecologica del sistema elettrico del nostro Paese, con benefici ambientali, economici e sociali per i cittadini.

Le comunità energetiche rinnovabili o REC, attraverso un modello sostenibile, rendono possibile la produzione diffusa, permettendo di condividere l’energia verde prodotta senza gravare sulla rete nazionale.

La costituzione di una comunità energetica potrà essere proposta dagli utenti stessi nei casi di autoconsumo collettivo più semplici.

Gli impianti più grandi e complessi potranno essere realizzati dalle amministrazioni locali, tramite le aziende di servizio pubblico, le Utility, e le Esco(Energy service company), società private che si occupano di migliorare l’efficienza energetica.

 

Le comunità energetiche possibili

La definizione di comunità energetiche prevede alcune condizioni da rispettare:

  • Gli impianti di produzione da fonti rinnovabili devono avere complessivamente una potenza inferiore a 200 kW;
  • L’energia prodotta deve essere consumata “sul posto”, oppure stoccata in sistemi di accumulo;
  • L’impianto deve essere connesso alla rete elettrica a bassa tensione, attraverso la stessa cabina di trasformazione a media/bassa tensione da cui la comunità energetica preleva anche l’energia di rete;
  • La linea di bassa tensione in cui si allaccia l’impianto di produzione definisce l’area geografica della comunità;

 Di seguito alcuni esempi di tipologie di comunità energetiche che si potranno sviluppare con più probabilità:

Condomini

Comprendono tutte le tipologie di condominio, sia quelli solo residenziali sia quelli che includono fisicamente nello stesso edificio anche negozi, studi, uffici, bar, ristoranti, hotel.
Sul condominio potrà essere installato un impianto a energie rinnovabili, prevalentemente fotovoltaico (attualmente la potenza massima di ciascun impianto deve essere inferiore a 200 kW) godendo delle agevolazioni previste dal superbonus 110% e degli incentivi.
Se il 20-30% dei condomini formasse una comunità energetica da qui al 2030, si ipotizza un potenziale di 6-9 GW di autoproduzione.

Quartieri e vie cittadine

Si tratta di un insieme eterogeneo e complesso di strutture in cui possono essere presenti case, uffici, edifici pubblici,negozi, un centro commerciale, che sono legati dal fatto di prelevare l’elettricità dalla medesima cabina secondaria a bassa tensione (cioè l’ultimo snodo della distribuzione di energia che qui viene trasformata da media a bassa tensione). Sono escluse eventuali medie e grandi aziende che utilizzano la media tensione. Ciascun edificio potrà dotarsi di un impianto fotovoltaico (o cedere in comodato l’uso del tetto per realizzarlo) di max 200 kW. Qui si immagina che il ruolo proponente sia dei soggetti pubblici, prevalentemente i Comuni, mentre la gestione deve essere affidata a un soggetto professionale, purché non a scopo di lucro. Potenziale: 1,5-3,5 GW (entro 2030)

 Poli Commerciali e Industriali

L’energia autoprodotta potrà essere condivisa tra tutte le attività commerciali presenti in questi centri: supermercati, negozi, ristoranti, bar, uffici, cinema, ecc.
Anche in questo caso la potenza non deve eccedere i 200 kW.
Trattandosi di un sistema più articolato rispetto al condominio, saranno le Esco e le Utility a proporre lo sviluppo di una comunità energetica.
Anche in questo caso si ipotizza una percentuale di adesione entro il 2030 che potrebbe sviluppare un potenziale di autoproduzione di circa 1 GW.

Nei distretti industriali e artigianali italiani, si potranno installare impianti di rinnovabili più produttivi, come centrali a biomasse o turbine eoliche, per coadiuvare gli impianti fotovoltaici. Potenziale: 3-5 GW (entro 2030).

Comunità Agricole

Nel caso di aree agricole a bassa densità di popolazione, il perimetro della comunità energetica potrebbe coincidere con quello del Comune, con vari impianti di produzione di energia rinnovabile dimensionati alle necessità locali.
I proponenti possono essere enti pubblici, Esco, Utility oppure privati. Potenziale: 1,5-3,5 GW (entro 2030).

La diffusione delle comunità energetiche permetteranno a chi partecipa di risparmiare notevolmente su costo dell’energia.
Far parte di una comunità energetica inoltre significa risparmiare mentre si contribuisce a rendere l’ambiente più pulito.