Solar Greenhouse è un prototipo per la produzione alimentare e la generazione di energia a “chilometro zero”.

Sviluppato da un team dell’Istituto di Architettura Avanzata della Catalogna, per affrontare le sfide che deriveranno dalla crisi climatica.

La struttura in legno, ha lo scopo di dimostrare come i nostri bisogni più elementari potrebbero essere soddisfatti in un modo più ecologico, in risposta agli obiettivi dell’UE di raggiungere lo zero netto entro il 2050.

Realizzata alla periferia di Barcellona, ​​nel Parco Naturale di Collserola da un team di studenti del Master in Advanced Ecological Buildings and Biocities presso l’Istituto di Architettura Avanzata della Catalogna (IAAC).

Guidati da Vicente Guallard e Daniel Ibañez, direttori del Master in Advanced Ecological Buildings and Biocities, gli studenti hanno lavorato con una varietà di esperti in coltivazione, energia e acqua.

 

Una greenhouse scalabile e adattabile

Sebbene il prototipo si trovi in ​​un paesaggio naturale, è pensato per essere scalabile e adattabile a una varietà di impostazioni, come sui tetti degli edifici del centro città.
Solar Greenhouse è quindi il risultato di una ricerca condotta su possibili nuovi modi di vivere, come processo di adattamento alle future crisi alimentari ed energetiche.

Il progetto propone uno spazio per la coltivazione autosufficiente, come prototipo per la produzione di cibo ed energia nelle città.

Il risultato è una piccola architettura caratterizzata da un telaio in legno, pannelli fotovoltaici per soddisfare i fabbisogni energetici e tecnologie di coltivazione avanzate che possono essere implementate in campagna o sui tetti urbani.
Due piani compongono il programma: al piano terra troviamo la zona di germinazione, mentre al piano superiore troviamo la coltivazione.

 

Materiali a chilometro zero

Il concetto di “chilometro zero” è normalmente usato per descrivere il cibo che viene prodotto e consumato localmente, e quindi ha percorso chilometri zero.

Qui, la filosofia è stata applicata non solo alla produzione alimentare della serra, ma anche alla sua costruzione, con materiali di provenienza locale e sostenibile.

Il pino per il legname è stato lavorato nei vicini Vallduara Labs della IAAC. I materiali del substrato nei letti di impianto sono costituiti da segatura riciclata, un prodotto di scarto del Green Fab Lab anche nel campus universitario.

“L’acqua, il substrato e i materiali da costruzione sono ottenuti dall’ambiente circostante, consentendo al cibo coltivato di passare direttamente dalla produzione al consumo, senza la necessità di una filiera”, hanno spiegato i progettisti.

“L’obiettivo finale è che le conoscenze e i sistemi raggiunti localmente siano applicati su scala globale. In questo senso, la serra solare è un prezioso passo avanti”, hanno continuato.

Rispettando il ciclo del processo a “chilometro zero”, acqua, substrato e materiali da costruzione sono prelevati direttamente dall’ambiente circostante. Questo consente al cibo coltivato di passare direttamente dalla produzione al consumo senza una filiera. La serra dispone anche di un sistema di approvvigionamento di nutrienti. Inoltre, una matrice di strisce luminose a LED facilita i cicli di crescita.

La serra è una semplice struttura a graticcio a due livelli, sormontata da pannelli di vetro e pannelli solari. E’ avvolta da lamelle di vetro che forniscono luce e ventilazione.

La germinazione avviene al livello inferiore della serra. Il livello superiore invece contiene spazi di coltivazione, con un tetto in vetro a forma di diamante, che massimizza l’esposizione alla luce solare.

Nella struttura è integrata una rete di tubi che trasportano i nutrienti e l’illuminazione per i cicli di crescita. L’idroponica consente di coltivare piante senza terreno agricolo. L’illuminazione a strisce LED aiuta invece i cicli di crescita.