Nel mondo crescono le emissioni di CO2: per ridurle considerevolmente occorre puntare sulla CCS Carbon Capture and storage, ovvero cattura e stoccaggio dell’anidride carbonica.

Secondo uno studio pubblicato dall’Imperial College di Londra, per centrare gli obiettivi dell’accordo di Parigi sul riscaldamento globale occorre una forte mitigazione dei quantitativi di anidride carbonica emessa.
Tra le soluzioni proposte è necessario incentivare l’aumento dell’uso di fonti di energia rinnovabile, l’efficienza energetica e la rimozione della CO2 dall’atmosfera attraverso la riforestazione e la cattura e stoccaggio del carbonio.

Questa tecnologia è considerata da molti ricercatori come uno strumento chiave nella nostra lotta contro il riscaldamento globale e le emissioni di gas serra.

La Carbon Capture and Storage non è solo un modo per ridurre le nostre emissioni, ma potrebbe riuscire ad eliminare anche alcuni dei gas serra già presenti nell’atmosfera e immagazzinarli.

 

Cos’è la Carbon Capture and storage

Le fonti fossili e i processi industriali sono i principali “colpevoli” di emissione di CO2.

La Carbon Capture and Storage è il processo di separazione dell’anidride carbonica – CO2 o biossido di carbonio – dagli scarichi prodotti da impianti industriali di combustione di fonti fossili,  una volta separata verrà trasportata e stoccata in modo che non raggiunga nuovamente l’atmosfera.
L’obiettivo è ridurre la quantità di gas serra nell’atmosfera e limitare (o addirittura invertire) il riscaldamento climatico prodotto dall’uomo.

conversione co2

L’andride carbonica, secondo Enea, può essere estratta e catturata con tre metodi: pre-combustione, post-combustione e ossicombustione.

La pre-combustione è la più promettente tra le tre e prevede che, tramite il processo di gassificazione, il combustibile venga convertito prima della combustione in una miscela di idrogeno e CO2.
L’anidride carbonica può essere poi trasportata e stoccata, mentre l’idrogeno, miscelato con l’aria, è utilizzabile per fini energetici.
In ogni caso le tecnologie permettono di ridurre le emissioni di CO2 dell’80-90%.

 

Carbon Capture and storage: qualche numero

Attualmente, nel mondo, i siti di cattura del biossido di carbonio funzionanti o in costruzione hanno la capacità di catturare e immagazzinare circa 40 milioni di tonnellate di CO2 l’anno.

A rivelarlo è il report del Global CCS Institute, un think tank internazionale la cui missione è accelerare la diffusione del Carbon Capture and Storage.
Nel 2020, anno dell’ultimo report, il numero di impianti CCS su larga scala sono aumentati a 65. Di questi: 26 sono in funzione; 3 in costruzione; 13 sono in avanzato sviluppo: 21 in fase di sviluppo iniziale.

mappa carbon capture & storage
Impianti realizzati e in costruzione

Secondo la ricerca dell’Imperial College di Londra, bisognerebbe stoccare circa 2700 gigatonnellate di carbonio per raggiungere gli obiettivi in materia di riscaldamento globale.
Negli ultimi 20 anni la capacità di stoccaggio è cresciuta dell’8,6%, avviandosi sulla strada giusta per soddisfare molti scenari di mitigazione del cambiamento climatico, che comprendono anche energie rinnovabili, efficienza energetica e l’elettrificazione dei trasporti.

 

Carbon Capture and storage: progetti mondiali

Il più grande e importante impianto di stoccaggio si trova negli USA: si chiama Central Plan è di proprietà della Occidental Petroleum.
Central Plan ha una capacità di stoccaggio di 8,4 milioni di tonnellate per anno (Mtpa).
Al secondo posto, Shute Creek Gas Processing Plant, sempre negli Stati Uniti, di proprietà della ExxonMobile, che cattura 7 Mtpa.
Al terzo posto , Great Plains Synfuels Plant (3 Mtpa) di proprietà della Dakota Gasification, sempre in USA.

Gli Stati Uniti come si può intuire sono molto attivi nel settore. Negli ultimi tre anni, il Dipartimento dell’Energia (Doe) ha investito quasi 500 milioni di dollari.
Il Dipartimento del Tesoro americano ha stabilito delle regole che permettono alle aziende che investono in progetto di CCS,  l’utilizzo di un credito d’imposta federale.

Diversi altri Paesi sono impegnati sul campo. Nel Regno Unito le cinque maggiori società che gestiscono le reti gas hanno annunciato  un piano di investimenti da 900 milioni di euro per eliminare al CO2 dalle proprie infrastrutture energetiche, di cui 391 milionper attività di CCS.
In Cina, precisamente nella provincia dello Shanxi, c’è stato il primo investimento nel CCS, avviando  il progetto integrato di cattura e sequestro di carbonio di Yanchang.
L’impianto, una volta a regime, catturerà dalle 400mila alle 800mila tonnellate di CO2 all’anno. L’equivalente che si può ottenere togliendo dalla circolazione 80mila auto.

Carbon Capture and storage: come procede in Europa

La Commissione Europea a giugno 2019 ha attivato il primo bando annuale da 1 miliardo di euro per finanziare progetti su larga scala che comprende Carbon Capture and Storage, insieme a energie rinnovabili, idrogeno pulito ed energy storage.

Christian Holzleitner, capo unità Land Use and Finance for Innovation del Dipartimento generale Clima della Commissione UE ha affermato: “vogliamo essere i primi al mondo nell’impiego della CCS o del suo utilizzo per l’industria, per i settori in cui è difficile eliminarla”, riferendosi all’industria del cemento, dell’acciaio e dei prodotti chimici.

Il denaro per sovvenzionare il bando proviene dal Fondo per l’innovazione dell’UE.
L’Unione Europa grazie a questo fondo spera di concretizzare una parte degli impegni presi nell’ambito dell’accordo di Parigi.
L’obiettivo europeo è di raggiungere di zero emissioni entro il 2050.

A Porthos, nell’area portuale di Rotterdam, si sta realizzando uno degli impianti più importanti al mondo.
L’impianto dovrebbe entrare a regimen nel 2023 svolgendo attività di cattura, trasporto e stoccaggio di un quantitativo tra 2 e 5 Milioni di tonnellate/anno.